Prevenzione delle malattie
(Disease prevention)
La prevenzione delle malattie non comprende solo misure finalizzate a prevenire l’insorgenza delle malattie, come ad esempio la riduzione dei fattori di rischio, ma riguarda anche misure volte ad arrestare l’evoluzione di una malattia già insorta e a ridurne le conseguenze.
Con il termine prevenzione primaria si intende l’adozione di misure per prevenire l’insorgenza delle malattie, intervenendo sui fattori di rischio, agendo su modifiche comportamentali ed ambientali e seguendo un’ottica di potenziamento delle difese.
La prevenzione secondaria e terziaria sono invece volte ad arrestare o a ritardare le malattie già esistenti e i loro effetti, attraverso una diagnosi precoce e una terapia appropriata, oppure a ritardare le recidive e il passaggio ad uno stato di cronicità, per esempio attraverso un’efficace riabilitazione.
Talvolta, prevenzione delle malattie è utilizzato come termine complementare di promozione della salute. Sebbene vi sia una frequente sovrapposizione tra le due voci rispetto al contenuto e alle strategie, può essere considerata come un’azione svolta solitamente dal settore sanitario e diretta ad individui e popolazioni che presentano fattori di rischio riconoscibili, spesso associati a diversi comportamenti a rischio.
La prevenzione fa parte della storia dell’uomo e, così come si è sviluppata più recentemente, è fortemente connotata dallo sviluppo scientifico della biologia e della medicina. Uno sviluppo scientifico straordinario che ha avuto il merito di rivoluzionare la conoscenza della malattia, della sua diagnosi e cura e della sua prevenzione, dalle cause determinanti per le malattie infettive, alle concause ambientali e comportamentali, al concetto di rischio rispetto a tali cause. Sviluppo cui ha fatto seguito l’evoluzione dei servizi sanitari nei paesi industrialmente avanzati, in modo mai prima sperimentato dall’umanità.
I risultati hanno fortemente coinvolto le popolazioni, oltre che i professionisti, nella positiva adesione alla cultura aperta dalle scoperte scientifiche nella medicina.
Un fatto storico, dunque, della storia recente, che riconosce le sue radici nella storia dell’umanità, come è logico che sia, poiché centrare l’azione sui soggetti è riconoscerne possibilità e limiti, riconoscere l’abilità delle popolazioni nell’essere state in grado, durante il lungo arco della propria evoluzione, di svilupparsi e non solo di sopravvivere, di conquistarsi spazi di bene-essere e piacere di “vivere”. Si tratta di una evoluzione culturale, dello sviluppo di una “cultura della salute”.
Promozione della Salute
(Health promotion)
La promozione della salute entrando a pieno nella definizione in positivo della salute, supera il concetto di prevenzione (delle malattie) e mira al benessere come suo unico obiettivo.
La Salute viene intesa come una condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico, dell’individuo, integrato nel suo ambiente naturale e sociale. Non è quindi solo un fatto singolare, è anche impegno della comunità sociale, della politica in quanto gestione della polis.
La salute è considerata una risorsa per la vita quotidiana, non è l’obiettivo della vita; è un concetto positivo che valorizza le risorse sociali e individuali, oltre che le capacità fisiche. La promozione della salute non è responsabilità esclusiva del settore sanitario, va al di là degli stili di vita e punta al benessere.
Il benessere (da ben – essere = “stare bene” o “esistere bene”) è uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano, e caratterizza la qualità della vita di ogni singola persona nella società. In altre parole “stare bene” o “essere bene” è la capacità di rimanere “in forma” e essere “in forma” da un punto di vista psicologico vuol dire essere in grado di attivare le risorse individuali, fisiche, mentali, psichiche con le quali possiamo affrontare efficacemente le situazioni stressati.
Il benessere è certamente uno stato psichico e fisico, non vi è l’uno senza l’altro perché si tratta di un dialogo che si attiva tra mente e corpo.
Sappiamo ormai con certezza che le nostre emozioni sono in grado di generare modificazioni neuro-endocrine le quali agiscono sul sistema neuro-vegetativo e quindi sulla nostra salute, in senso sia positivo che negativo, a secondo della loro qualità.
La ricerca del benessere psico-fisico, deve allora partire dallo sperimentare emozioni positive legate alla nostra interiorità, al nostro star bene con noi stessi e con gli altri.
Il benessere fisico è una condizione dinamica di ricerca dell’equilibrio, fondata sulla capacità dell’individuo di interagire con se stesso e con l’ambiente in modo positivo.
Parlare di benessere fisico significa assumersi la responsabilità e l’attenzione del curare se stesso, dello star bene nel migliore dei modi possibili.
Significa assumersi la responsabilità di fare attività fisica con costanza, di pensare alla propria alimentazione passando dal mangiare indiscriminatamente al nutrirsi per avere energia vitale, di bere acqua per soddisfare il bisogno di idratazione di un corpo costituito per il 70% circa d’acqua e per depurarsi dalle scorie, di respirare ossigeno secondo modalità che non sono soltanto quelle vitali, automatiche badando alla qualità dell’aria e all’ambiente verde.
In una parola, wellness cioè benessere derivante dalla pratica del movimento e dell’esercizio fisico da una corretta dieta alimentare da un atteggiamento positivo e proattivo, dalla ricerca di un proprio equilibrio psicofisico.
Il termine benessere indica in questo contesto una filosofia in termini olistici che vede l’individuo singolo responsabile, attivamente coinvolto nel processo volto a migliorare e aumentare la propria salute.
Ecco che benessere vuol dire pure empowerment, ovvero capacità di assumere il controllo della propria vita, di padroneggiarla, di acquisire un ruolo attivo verso la propria esistenza e l’ambiente ponendosi davanti alle difficoltà con un atteggiamento positivo e costruttivo.
Racchiudendo il senso unitario e perfettamente olistico del bene-essere, dell’ambiente che “forma” l’individuo, della educazione con attenzione alle nuove generazioni, e, ancora, il concetto di salute non come fatto che riguarda il singolo individuo, ma come impegno sociale, della comunità, come diritto/dovere della polis.
La promozione della salute con la Carta di Ottawa non e più sola responsabilità dei sanitari e del mondo sanitario, ma diventa una responsabilità condivisa di tutte le risorse del territorio (istituzioni, terzo settore, comunità) e si realizza con la promozione del benessere che parte dalla capacita del singolo individuo o del gruppo di identificare le proprie aspirazioni e di soddisfare i propri bisogni interagendo con l’ambiente e modificandolo a tal fine.
La promozione della salute è il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla.
Rappresenta un processo sociale e politico globale, che non comprende solo azioni volte a rafforzare le abilità e le capacità dei singoli individui, ma anche azioni volte a modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche, in modo da attenuare il loro impatto sulla salute del singolo e della collettività. La promozione della salute è il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sui determinanti di salute e, quindi, di migliorare la propria salute.
La Carta di Ottawa individua tre strategie fondamentali per la promozione della salute:
- advocacy, al fine di creare le condizioni essenziali per la salute precedentemente indicate;
- enabling, per abilitare le persone a raggiungere il loro massimo potenziale di salute;
- mediating, per mediare tra i diversi interessi esistenti nella società nel perseguire obiettivi di salute.
Queste strategie sono supportate da cinque aree d’azione prioritarie, come delineato nella Carta di Ottawa per la promozione della salute:
- Costruire una politica pubblica per la salute
- Creare ambienti favorevoli alla salute
- Rafforzare l’azione della comunità
- Sviluppare le abilità personali
- Ri-orientare i servizi sanitari
La Dichiarazione di Jakarta, “Portare la Promozione della Salute nel XXI secolo”, luglio 1997, conferma che queste strategie e queste aree d’azione sono significative per tutti i paesi.
Inoltre, è ormai ampiamente dimostrato che:
- Gli approcci globali per il miglioramento della salute sono i più efficaci.
- Gli approcci che si basano sulla combinazione delle cinque strategie sono più efficaci di quelli che ne utilizzano solo una;
- Gli ambienti di vita e di lavoro offrono concrete opportunità per la realizzazione di strategie globali;
- L’alfabetizzazione alla salute (health literacy) e le conoscenze relative alla salute favoriscono la partecipazione: l’accesso all’istruzione e all’informazione é essenziale per ottenere la partecipazione efficace e l’empowerment delle persone e delle comunità.
Per la promozione della salute nel XXI secolo la Dichiarazione di Jakarta ha individuato cinque priorità:
- Promuovere una responsabilità sociale per la salute
- Aumentare gli investimenti per il miglioramento della salute
- Ampliare le partnership per la promozione della salute
- Accrescere le capacità della comunità ed attribuire maggiore potere agli individui
- Garantire un’infrastruttura per la promozione della salute
L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19 ha mostrato che gli interventi di Sanità Pubblica sono fondamentali per lo sviluppo economico e sociale di un Paese e che la salute di tutti dipende dalla salute di ciascuno.
Il Piano nazionale della prevenzione (PNP) rappresenta la cornice comune degli obiettivi di molte delle aree rilevanti per la Sanità Pubblica.
Il PNP e i PRP (Piani regionali della prevenzione) svolgono un ruolo di governance e orientamento, favorendo il collegamento e l’integrazione tra le azioni previste da leggi, regolamenti, piani di settore.
Le principali aree di integrazione riguardano:
- cronicità e connessione con il relativo Piano Nazionale;
- malattie trasmesse con gli alimenti
- malattie trasmesse da vettori
- gestione delle emergenze epidemiche umane ed animali, incluso il COVID-19;
- igiene urbana veterinaria;
- produzione, commercio ed impiego di prodotti chimici tra cui i fitosanitari;
- prevenzione del “rischio chimico”
- rapporti con la rete oncologica, i registri tumori, i Distretti e i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta (MMG e PLS);
- promozione della salute in gravidanza e nei primi 1000 giorni;
- integrazione delle tematiche ambientali con quelle relative alla promozione della salute
- relazioni con l’INAIL riguardo l’esposizione dei lavoratori a rischi chimici o fisici.
Carta di Ottawa |
Dichiarazione di Jakarta |
Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 |
Piano Regionale della Prevenzione 2020-2025 |
Educazione alla salute
(Health education)
L’educazione alla salute è l’insieme delle opportunità di apprendimento consapevolmente costruite, che comprendono alcune forme di comunicazione finalizzate a migliorare l’alfabetizzazione alla salute, ivi compreso l’aumento delle conoscenze e a sviluppare life skills che contribuiscano alla salute del singolo e della comunità.
L’educazione alla salute non si occupa solo di comunicare le informazioni, ma anche di fornire le motivazioni, le abilità e la fiducia (auto-efficacia) necessarie per intraprendere azioni volte a migliorare la salute. L’educazione alla salute comprende la comunicazione delle informazioni riguardanti le condizioni sociali, economiche ed ambientali che hanno un impatto sulla salute, così come i fattori di rischio individuali ed i comportamenti a rischio, nonché l’utilizzo del sistema sanitario. Pertanto, l’educazione alla salute può comprendere la comunicazione di informazioni e lo sviluppo di abilità che garantiscano la fattibilità politica e le possibilità organizzative delle diverse tipologie di interventi che agiscono sui determinanti di salute sociali, economici e ambientali.
L’OMS, a seguito dell’affermazione del diritto alla salute e alla definizione di salute, ha dichiarato che l’obiettivo dell’educazione alla salute è «aiutare la popolazione ad acquisire la salute attraverso il proprio comportamento e il proprio impegno»; l’educazione alla salute si fonda, pertanto, in primo luogo sull’interesse che i singoli manifestano per il miglioramento delle loro condizioni di vita e mira a far percepire come i progressi della salute derivino da responsabilità personale e impegno collettivo.
Pertanto, è necessario conferire alla popolazione la capacità di comprendere e agire.
Oggi, purtroppo, attraverso i numerosi sistemi di comunicazione a disposizione si diffondono “spezzoni” di conoscenze.
Questa non è la strada giusta e i dubbi sono sostanziati da numerose ricerche e dal comparire di un nuovo fenomeno che gli anglosassoni definiscono “disease mongering” e che potremmo tradurre “spaccio di malattie”: per ogni problema una pillola, per ogni atto della vita un controllo.
Anche lo stesso concetto di “stili di vita” va riconsiderato, nei progetti di educazione alla salute. Sappiamo che seguire uno stile di vita non implica solo decisioni individuali, ma significa anche, e a volte soprattutto, valutare e selezionare le influenze dei contatti attraverso cui il “soggetto” sviluppa le proprie esperienze, le proprie conoscenze, la propria personalità.
Dunque, l’educazione alla salute può essere uno strumento valido per la promozione della salute solo con un corretto approccio.
Le tre generazioni dell’educazione alla salute suggeriscono il passaggio da una prima generazione (delle regole) precettistica- magistrale basata sulla diffusione di informazioni e di norme, a una seconda generazione della persuasione comportamentista, con attenzione alle motivazioni e alla cultura del gruppo e studio di strategie di convincimento, fino ad una terza generazione della partecipazione, volta al coinvolgimento attivo, ritenendo non sufficiente l’aderenza alle raccomandazioni degli esperti, per assumere in proprio l’azione.
Un metodo, quest’ultimo, che cerca di mettere insieme il sapere oggettivo dei tecnici con quello soggettivo, ciò che il soggetto ha sperimentato e sperimenta, che ha acquisito dalla propria esperienza e che sa, due saperi a confronto con pari valenza. Sembra un compito complesso, ma non lo è, richiede soprattutto averne consapevolezza, averne acquisito la cultura.