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Le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), quali malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, problemi di salute mentale, disturbi muscolo scheletrici, restano le principali cause di morte a livello mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica che ogni anno le malattie non trasmissibili (Non Communicable Diseases - NCDs) uccidono 41 milioni di persone, pari al 71% di tutti i decessi a livello globale (in Europa si arriva all’86%).

In Italia le malattie croniche hanno interessato quasi il 40% della popolazione, cioè 24 milioni di persone, delle quali 12,5 milioni hanno multi-cronicità.

Nel 2018 la speranza di vita alla nascita ha raggiunto 80,8 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne. Tale fenomeno non sempre è accompagnato da un aumento degli anni di vita in buona salute e mediamente circa 20 anni sono vissuti in condizioni di salute precarie o in condizioni di disabilità.

 

   

 

Errate abitudini alimentari, insufficiente attività fisica, consumo di tabacco, consumo rischioso e dannoso di alcol, insieme alle caratteristiche dell’ambiente e del contesto sociale, economico e culturale rappresentano i principali fattori di rischio modificabili, ai quali si può ricondurre il 60% del carico di malattia (Burden of Disease), in Europa e in Italia. Un carico crescente che rischia di rendere non più sostenibile il Servizio Sanitario.

 

 

 

 

 

Questi fattori di rischio comportamentali delle M.C.N.T. (scorretta alimentazione, inattività fisica e sedentarietà, consumo di tabacco, consumo rischioso e dannoso di alcol) sono prevenibili ma possono portare a condizioni (fattori di rischio intermedi) che già di per sé vanno considerate patologiche, seppure ancora almeno in parte reversibili, se diagnosticate e trattate in tempo (ipertensione arteriosa, sovrappeso/obesità, dislipidemie, iperglicemia, lesioni precancerose cancerose iniziali).

 

 

 

Le abitudini alimentari sono profondamente influenzate dai fattori socio-economici, ambientali e culturali nonché dalle caratteristiche della rete sociale e della comunità. L’alimentazione non corretta è associata frequentemente al basso livello socioeconomico delle famiglie, al livello di istruzione, al costo degli alimenti e al marketing pubblicitario e incide sulla qualità della vita, nonché sulle condizioni psicofisiche della popolazione. È nota, tra l’altro, la stretta la correlazione tra abitudini alimentari e sovrappeso/obesità, specie infantile.

Anche inattività fisica e sedentarietà contribuiscono al carico di malattie croniche e incidono notevolmente sui processi volti a un invecchiamento in buona salute.

Il fumo di tabacco nel nostro Paese rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile, con una prevalenza di fumatori in calo, ma con preoccupanti dati relativi ai consumi tra i giovani e riduzione della percentuale di quanti provano a smettere.

Il consumo di alcol è un fattore di rischio per la salute. L’alcol è la terza causa di morte prematura, dopo l’ipertensione e il consumo di tabacco Il fenomeno relativo al consumo di bevande alcoliche in Italia sta mostrando un profilo nuovo rispetto agli ultimi decenni. A fronte di una riduzione del consumo di vino durante i pasti, si registra un progressivo aumento di consumo di bevande alcoliche occasionale e al di fuori dei pasti e resta allarmante nei giovani il fenomeno del binge drinking.

Accanto ai citati fattori di rischio comportamentali, i determinanti sociali, culturali, economici, ambientali che condizionano l’insorgenza delle MCNT concorrono anche alla comparsa di disturbi mentali. Occorre sottolineare che la salute mentale è parte integrante della salute e del benessere e, come altri aspetti della salute, può essere influenzata da una serie di determinanti socioeconomici che devono essere affrontati attraverso strategie globali di promozione, prevenzione, trattamento e recupero. I determinanti della salute mentale e dei disturbi mentali comprendono non solo caratteristiche individuali come la capacità di gestire pensieri, emozioni, comportamenti e interazioni con gli altri, ma anche fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali. Le persone con disturbi mentali presentano tassi più alti di disabilità e mortalità. I disturbi mentali si presentano spesso in comorbilità con altre malattie croniche (tumori, malattie cardiovascolari, diabete, ecc.) o queste ne influenzano la comparsa.

L’ambiente, nella sua accezione più completa e complessa, comprensiva di stili di vita, condizioni sociali ed economiche, è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle persone e delle popolazioni. Molti processi patologici trovano la loro eziopatogenesi in fattori ambientali, come evidenziato anche dalle recenti acquisizioni in tema di epigenetica.

La Dichiarazione di Ostrava della Sesta Conferenza Interministeriale Ambiente e Salute (OMS 2017) indica i punti cruciali su cui deve svilupparsi la Strategia ambiente e salute per i prossimi anni: il degrado ambientale, l’inquinamento indoor e outdoor, il cambiamento climatico, l'esposizione indoor e outdoor a prodotti chimici pericolosi, la qualità e sicurezza delle acque potabili, i siti contaminati, i rifiuti e la destabilizzazione degli ecosistemi che aggravano le diseguaglianze sociali; la necessità di sviluppare azioni di sistema, intersettoriali, che mettano al centro la prevenzione.

La citata Dichiarazione riconosce che il benessere delle popolazioni è strettamente legato a tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030 e agli obiettivi dell’Accordo sul Clima di Parigi, sottoscritto nel 2015 dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che devono necessariamente far parte integrante della strategia.

La Strategia Nazionale per la Biodiversità riconosce il valore dell'approccio One Health per affrontare la questione trasversale della biodiversità e della salute umana come approccio integrato coerente con l'approccio ecosistemico, promuovendo una visione sistemica della salute, multidisciplinare e transdisciplinare, per affrontare i rischi potenziali o esistenti che hanno origine all’interfaccia tra la salute umana, quella degli ecosistemi e degli ambienti antropizzati.

Il settore sanitario può dare un contributo decisivo alla salvaguardia della biodiversità e al miglioramento dell’ambiente costruito operando in modo sistematico, promuovendo tecnologie rispettose dell’ambiente, consumi sostenibili, bioedilizia e spazi verdi urbani e una gestione dei sistemi sanitari più efficiente.

Il cambiamento climatico rappresenta una grave minaccia per la salute globale e una grande sfida per il 21° secolo. Gli scenari prevedono un disequilibrio degli ecosistemi con un aumento dell’intensità dei rischi per la salute legati a disastri, eventi estremi, disponibilità idrica, sicurezza alimentare e cambiamenti nella comparsa e diffusione di malattie di origine infettiva (vettori patogeni, acqua e cibo contaminati). Aumenteranno anche le ineguaglianze di genere, la marginalizzazione sociale ed economica, i conflitti e le migrazioni.

Occorre inoltre sottolineare il carico di malattie associato all’esposizione indoor e outdoor a sostanze chimiche. Sono infatti decine di migliaia i prodotti chimici sul mercato dell'UE e un numero imprecisato di essi impatta negativamente sulla salute e sull’ambiente. Ad esacerbare o alterare gli impatti negativi sulla salute contribuisce l’esposizione a più sostanze chimiche contemporaneamente, anche a basse dosi (effetto cocktail). L’esposizione a prodotti chimici può causare, per esempio, disabilità congenite, problemi respiratori, malattie neurodegenerative, malattie della pelle, interferenza endocrina o cancro.

L’inquinamento atmosferico, indoor e outdoor, è il principale fattore di rischio ambientale per la salute. Secondo l’OMS è tra le cause principali dei decessi dovuti a malattie croniche non trasmissibili come ictus e malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche.

Per contrastare e migliorare questa situazione è necessario promuovere e realizzare iniziative che aiutino i cittadini  a migliorare il loro stile di vita favorendo il loro benessere e in quello della comunità generale.

In particolare è di fondamentale importanza intervenire sui 4 principali fattori di rischio per le malattie croniche non trasmissibili: alimentazione inadeguata, inattività fisica, fumo di tabacco e consumo nocivo di alcol.

Creare reti e alleanze intersettoriali in modo da porre la salute ed il contrasto alle disuguaglianze di salute al centro delle strategie e degli interventi sanitari ed extra-sanitari e di considerare in ogni contesto la centralità della persona, i suoi diritti e le sue scelte. La “Salute in tutte le politiche” rappresenta un approccio doppiamente vincente poiché fa sì che settori diversi traggano vantaggio, rafforzando i risultati, dall’includere nella programmazione delle proprie politiche la valutazione dei potenziali effetti sulla salute, come previsto dal Programma di Prevenzione Guadagnare Salute

 

   

 

 

   

 

 

 

 

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